Il Mental coach nello sport

Non ricordo un’estate così piena di emozioni sportive.
Entusiasmo, sorpresa, delusione, rabbia ed ancora fibrillazione, eccitazione, commozione, per dirne solo alcune.
La nostra passione per lo sport ed il nostro coinvolgimento con i colori nazionali ci fa vivere le prestazioni sportive qui ed ora, facendoci immedesimare nell’atleta e nella squadra.
Ma non finisce qui.
Vogliamo sentire dalla viva voce degli atleti quali sono state le loro emozioni e come giudicano la loro prestazione ed il risultato raggiunto, cosa ha funzionato e cosa no.
I fattori più spesso citati dagli atleti questa estate sono stati lo spirito di squadra (anche in discipline individuali, coinvolgendo lo staff tecnico e medico) e la gestione mentale della prestazione: i ringraziamenti ai compagni di squadra, allo staff tecnico ed al mental coach si sono sprecati.
Mentre dell’importanza dello spirito di squadra si è parlato spesso nel passato, la figura del mental coach è emersa prepotentemente come fattore chiave per il raggiungimento di risultati sportivi di eccellenza.
E’ sorprendente che ciò sia avvenuto solo ora: infatti la tecnica del coaching nasce nel mondo dello sport negli anni ’70 con Tim Gallwey, allenatore della squadra di tennis dell’Università di Harvard e primo a mettere nero su bianco i suoi principi di base. “C’è sempre un gioco interiore in corso nella nostra mente, non importa in che altro gioco siamo impegnati. Il modo in cui lo affrontiamo è quello che spesso fa la differenza tra il nostro successo e il nostro fallimento”.
Ed è proprio su questo “gioco interiore” che lavora il mental coach: aiuta l’atleta e la squadra a trasformare questo gioco interiore in una fonte di energia positiva, quell’energia che farà la differenza tra una grande prestazione ed una prestazione eccellente!
Il mental coach aiuta a massimizzare la fiducia dell’atleta e della squadra nel percorso di crescita tecnica, fisica e mentale necessario per raggiungere l’obiettivo: se ci si focalizzerà sul percorso il risultato desiderato arriverà. Questo deve diventare il Mantra del “gioco interiore”.
Per costruire questa fiducia cieca nel percorso il mental coach deve lavorare in simbiosi con atleta e staff tecnico: questa triangolazione permetterà di rafforzare le qualità tecniche, tattiche, fisiche e mentali, attraverso lo spirito di squadra e l’allineamento verso un obiettivo condiviso.
Il mental coach aiuta l’atleta, la squadra e lo staff tecnico a delineare il percorso verso l’obiettivo con 5 passaggi chiave, che si sviluppano in parallelo e sono interconnessi.
Il primo passo è quello di definire con chiarezza l’obiettivo Specifico che si vuole raggiungere: deve essere Misurabile, Ambizioso e Realistico al tempo stesso, e legato ad una scadenza Temporale (SMART).
Alcuni esempi: per un tennista, entrare nella top ten ATP entro 5 anni; per un velocista, gareggiare nella finale olimpica della prossima Olimpiade; per un calciatore, diventare titolare in una squadra di serie A entro 3 anni.
L’obiettivo deve essere così chiaro da poter immaginarlo, sognarlo, viverlo nella prestazione, nelle emozioni, nei sentimenti, nelle reazioni di pubblico ed ambiente.
Il secondo passo è capire a che punto siamo del percorso verso l’obiettivo, essere consapevoli della realtà di atleta e di squadra in cui ci troviamo:
– quali sono oggi i nostri punti di forza ? quali elementi della tecnica, della tattica, la forza fisica, la resilienza ….
– quali sono le risorse a disposizione (staff tecnico, attrezzature, impianti, strumenti di misura, laboratori etc)
– quali sono gli ostacoli e le barriere che si frappongono tra noi e l’obiettivo?
– in che modo possiamo utilizzare punti di forza e risorse per rimuovere ostacoli e barriere ?
– che risorse ci mancano e come possiamo svilupparle o acquisirle ?
Il terzo passo serve a definire il percorso per raggiungere l’obiettivo: qual è il piano d’azioni concreto, con una descrizione maniacale di chi fa che cosa come quando, nel più minuzioso dei dettagli.
In questa fase bisogna anche definire come si misurerà la realizzazione del piano d’azione, quali sono i rischi che si possono verificare e come verranno mitigati.
Tra i rischi vi possono essere fattori competitivi fuori dal nostro controllo ma che possono avere un impatto sul nostro risultato: cosa possiamo fare per aumentare la nostra influenza su di essi ? Ad esempio, gli altri atleti e le altre squadre: come monitoriamo il loro sviluppo e la loro crescita competitiva ?
Il quarto passo è quello che aiuta a sviluppare i comportamenti dell’atleta e della squadra che garantiscono la sostenibilità del percorso e di conseguenza il raggiungimento dell’obiettivo. E’ fatto di molti elementi, fisici e mentali, che si rafforzano a vicenda: la postura, l’umorismo, l’intensità, la resilienza, il linguaggio interiore, l’immaginazione dell’obiettivo, la routine motivazionale, la gestione delle difficoltà, la gestione dell’ambiente.
Il quinto passo permea tutti gli altri e ne fa da filo rosso: il mental coach aiuta l’atleta e la squadra a rimanere focalizzati sul percorso e sull’immagine dell’obiettivo raggiunto, e non sul risultato.
E’ una differenza sottile ma importantissima.
Il percorso di avvicinamento fisico, tecnico e mentale è sotto il controllo dell’atleta e della squadra e porterà al raggiungimento dell’obiettivo.
Il risultato può essere influenzato da altri fattori: il mental coach aiuterà l’atleta e la squadra a far sì che la gestione di questi fattori faccia parte del percorso e del piano d’azione, come descritto nel terzo passo.
Invece pensare al risultato fuori dal contesto del percorso, ad es. durante la gara, va evitato perché rischia di portare con sé riflessioni negative legate al risultato stesso ed alla reazione dell’ambiente (amici, famiglia, supporters, fan, media, social media etc), che porteranno una distrazione all’atleta ed alla squadra, distraendo quindi parte dell’ energia votata all’esecuzione del percorso virtuoso fino al raggiungimento dell’obiettivo.

Raramente questo percorso di crescita è così lineare: ci saranno curve, ostacoli, passi indietro, fughe in avanti, rallentamenti, accelerazioni. Si tratta di un percorso umano, dove giocano emozioni, razionalità ed istinto.
Solo un mental coach professionista, accreditato da organismi come l’International Coach Federation e lo European Mentoring and Coaching Council, avrà le competenze e l’esperienza per aiutare l’atleta e la squadra a mantenere questi elementi in equilibrio, proseguendo nel percorso con la barra dritta verso l’obiettivo.
Rimane comunque il fatto che il raggiungimento dell’obiettivo dell’atleta e della squadra è il risultato di tanti tasselli, fisico, tecnico, tattico, mentale: abbiamo visto quest’anno che spesso quest’ultimo fa la differenza tra il raggiungimento o meno dell’obiettivo, visti i livelli di eccellenza raggiunti negli altri 3 tasselli.
E voi a che punto siete nel vostro percorso verso il vostro obiettivo sportivo, di business o personale ?
E’ arrivata l’ora di cambiare prospettiva e coinvolgere un mental coach ?
Noi siamo pronti ad aiutarti a raggiungere il tuo prossimo obiettivo.

Nicola Tornaletti, ICF PCC Coach           

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